Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Ogni essere vivente possiede delle spinte interne che gli dicono cosa gli piace e cosa gli serve fare per sentirsi appagato. Queste spinte sono le motivazioni. Con questo articolo andremo a scoprire quali sono quelle del cane e perché per ogni proprietario è importante conoscerle.

cosa intendiamo per motivazioni?

Quando parliamo dei cani, parliamo di specie, di razza (o incrocio di razza) e di individuo. Questi aspetti messi insieme fanno la capacità percettiva del singolo soggetto, la sua inclinazione nel preferire l’utilizzo di alcuni sensi a discapito di altri, la sua capacità e modalità comunicativa e cosa è predisposto a fare più facilmente.

Partiamo dal presupposto che il cane non è una macchina, ma si comporta in modo diverso a seconda della situazione in cui si trova, delle esperienze vissute e in base alle strutture posizionali della mente, che sono: le emozioni, le motivazioni e lo stato di arousal (il livello di attivazione emotiva) di quello specifico momento.

Tra le strutture posizionali appena elencate, le motivazioni contribuiscono ad orientare il singolo individuo verso comportamenti tipici della specie di appartenenza. Va detto che ogni specie ha le sue motivazioni, compreso l’uomo. 

Le motivazioni sono ingranaggi che guidano la mente, sono interessi e vocazioni che inducono a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro. La spinta che danno non è indirizzata ad un target specifico nè ha uno scopo definito a priori. La finalità è portare a termine una determinata necessità – per esempio “inseguire ciò che si muove” – che induce nell’individuo piacere e soddisfazione – in questo caso inseguendo qualcosa.

Inoltre, le motivazioni sono aleatorie: anche se vengono soddisfatte, la sensazione di appagamento non sarà permanente, infatti si ripresenterà nell’individuo la necessità di soddisfare di nuovo quella stessa motivazione. Il cane dell’esempio precedente continuerà a ricercare nel mondo occasioni per inseguire qualcosa.

Le motivazioni sono insieme sia desiderio che bisogno, anche nei cani. Sono ciò che cercano nel mondo e che devono soddisfare per sfuggire alla frustrazione.

Influiscono sul carattere del soggetto e ci danno indicazioni sulle attività che sarà portato a compiere.

Nel caso del cane troviamo uno stesso gruppo di motivazioni presenti in tutte le tipologie ma con intensità differente. Alcune saranno predominanti rispetto ad altre a seconda del soggetto, della razza, del tipo di selezione effettuata (naturale o artificiale che sia). 

È difficile parlare di motivazioni senza coinvolgere anche le razze, non tanto perché non esistano motivazioni senza la razza, quanto perché le razze che noi tutti conosciamo e che sono più di 400, sono fatte da soggetti allevati e selezionati per adempiere a compiti specifici e per poterlo fare, sono state incentivate alcune motivazioni a discapito di altre.

È importante che le motivazioni vengano espresse e che ciò venga fatto correttamente, per evitare che il cane raggiunga uno stato di frustrazione e che metta in atto comportamenti sostitutivi per trovare una temporanea e superficiale soddisfazione delle sue esigenze.

Quali sono le motivazioni dei cani?

Fino ad ora le motivazioni individuate nel cane sono diciassette, ma si tratta di un elenco in via di definizione perché gli studi sul suo comportamento sono in divenire e abbiamo ancora tantissime cose da scoprire.

Qui di seguito riportiamo l’elenco delle motivazioni attualmente riconosciute al cane, con una breve spiegazione e degli esempi che permettano di comprenderle meglio.

La motivazione affiliativa:

è il desiderio di appartenere a un gruppo ristretto, famigliare. Forse la motivazione più trasversale nel mondo canino, li caratterizza tutti, seppur in grado diverso: dai cani da caccia ai pastori guardiani e conduttori, dai levrieri ai molossi, dai terrier fino ai cani nordici e di tipo spitz.

La motivazione comunicativa:

è il desiderio di comprendere l’altro e di far sapere le proprie intenzioni. Molto importante sia per il rapporto con gli altri cani che, soprattutto, per quello con noi umani. Difficile pensare ad una buona relazione senza comunicazione. Questa motivazione spicca per esempio nei cani da pastore conduttori, nei retriever e nei cani da compagnia.

La motivazione sociale:

è la ricerca di individui al di fuori dal ristretto gruppo famigliare. Non è da tutti, ma è presente sicuramente nei cani da compagnia, selezionati per integrarsi nel migliore dei modi nell’ambiente umano. Ricordiamoci però che la socialità va anche imparata e allenata. (link articolo socializzazione)

La motivazione somestesica:

è il bisogno di esplorare e curare il proprio corpo. Presente in tutti, ma la consapevolezza del proprio corpo migliora con l’esperienza. Non è strano infatti vedere cuccioloni che nel salire sull’auto sono convinti di aver completato l’impresa quando hanno invece appoggiato all’interno solo le zampe anteriori, lasciando il posteriore completamente a terra. Faticano a comprendere la dimensione del proprio corpo, proprio perché non hanno avuto modo di esplorare i loro confini fisici. 

La motivazione epimeletica:

è il bisogno di prendersi cura di un altro essere vivente. I principi di questa motivazione sono i molossi, i terrier di tipo bull, i retriever e ovviamente i cani da compagnia.

La motivazione et-epimeletica:

è la ricerca attiva di attenzioni e cure da parte di un altro individuo del gruppo. I cani da compagnia ne sono il migliore esempio, selezionati appositamente per la loro estrema disponibilità all’essere accuditi.

La motivazione protettiva:

è il desiderio di difendere il proprio gruppo sociale. Un tipico esempio sono i pastori guardiani degli armenti, cani legati a doppio filo al loro gregge e pronti a difenderlo con ogni arma che hanno a disposizione.

La motivazione possessiva:

è il desiderio di tenere per sé un oggetto di valore. Per “oggetto di valore” si intende tutto ciò che per il cane è una risorsa e che quindi tenderà a difendere qualora la sentisse minacciata. Per questo motivo è importante non basare la relazione con il nostro cane sui conflitti e non rappresentare in alcun modo per lui una minaccia alle risorse ma, al contrario, esserne promotori! Un esempio rappresentativo di questa motivazione sono i molossi da guardiania.

La motivazione territoriale:

è il bisogno di salvaguardare la sicurezza dei propri spazi. Anche in questo caso sono un esempio i pastori guardiani degli armenti, ma anche molossi, terrier, spitz.

La motivazione competitiva:

è il desiderio di confrontarsi o gareggiare con un compagno. La troviamo tipicamente dei terrier, nei molossi, nei pinscher, negli schnauzer e nei cani giapponesi. Al contrario, i cani da muta abituati a cacciare in gruppi e a condividere risorse, tempo e spazi, sono tipicamente soggetti poco o per nulla competitivi.

La motivazione predatoria:

è il desiderio di inseguire oggetti in movimento. Qui c’è una grossa divisione da fare, perchè ci sono cani portati ad inseguire qualsiasi cosa in movimento, che sia animata o inanimata, e cani che inseguono soltanto prede vive. Nel primo caso possiamo portare l’esempio dei cani da pastore conduttori, nel secondo i levrieri e i terrier

.

La motivazione esplorativa:

è il desiderio di analizzare e percepire tutti i particolari di ciò che si sta osservando, si riferisce ad un oggetto o ad un’area molto circoscritta. 

La motivazione cinestesica:

è il puro piacere di fare movimento. Alla base del lavoro dei cani da caccia, dei pastori conduttori, dei levrieri e tipica dei terrier, dei pinscher e degli schnauzer.

La motivazione perlustrativa:

è il bisogno di mappare un territorio. Tipica dei cani da caccia da seguita, da ferma e da riporto

La motivazione di ricerca:

è andare a cercare e scovare qualcosa che muove l’interesse del soggetto. La troviamo nei cani da ferma, da cerca, da riporto

La motivazione sillegica:

è il bisogno di portare al sicuro un oggetto di valore, spesso tenendolo in bocca. Un esempio palese di questa motivazione sono i cani da riporto

La motivazione collaborativa:

è il bisogno e il desiderio di partecipare alle iniziative del gruppo e di chiedere aiuto al gruppo nel fare qualcosa. Certamente diffusa nelle varie tipologie ma tipica soprattutto in quei cani selezionati per lavorare in gruppo o a stretto contatto con l’uomo, come i retriever, i cani da ferma, i pastori conduttori, i molossi.

A COSA SERVE Conoscere le motivazioni?

Molto spesso ci lamentiamo o mal sopportiamo alcuni comportamenti attuati dai nostri cani che sono però tipici della specie e guidati da una forte motivazione sottostante. Sono, se attuati entro certi limiti e modalità, comportamenti del tutto normali e dei quali non dovremmo meravigliarci.

Un cane da caccia che stana una lepre, un molosso che protegge le sue risorse, un terrier che cerca occasioni per competere, non dovrebbero stupirci. Quello che dovremo chiederci non è “come gli insegno a non farlo più” ma piuttosto “Qual è il modo più costruttivo per soddisfare il bisogno di competere, predare, proteggere… del mio cane?”. 

Conoscere le motivazioni e individuare quali sono quelle che guidano il comportamento del nostro cane, ci porta prima di tutto ad interrogarci su di lui, a voler capire di più e quindi ad osservare.

Il nostro compito, da proprietari, è quello di soddisfare le motivazioni predilette del nostro cane ed aiutarlo ad equilibrare quello che in termine tecnico viene chiamato “spettro motivazionale”. Esso non è altro che l’insieme di tutte le motivazioni che abbiamo visto nel paragrafo precedente e quello che possiamo fare noi è aiutare i nostri amici a quattro zampe a scoprire quelle motivazioni che faticano ad emergere ma che possono essere risorse preziosissime. In questo modo crescerà il bagaglio di competenze che avrà a disposizione e avrà più strumenti per affrontare il mondo che lo circonda.

Specialmente quando si tratta di soggetti di una specifica razza, conoscerne le motivazioni tipiche è fondamentale nel momento della scelta del cane (cucciolo o adulto che sia). Questo ci permetterà di comprendere già dal principio una piccola parte di quelle che saranno le sue esigenze e valutare se quella tipologia di cane è davvero adatta a noi e al nostro stile di vita (e viceversa).

Come diceva Einstein:

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”

Il nostro compito è far fruttare le potenzialità del nostro cane, non di chiedere ad un Rottweiler di comportarsi come un Labrador (né viceversa).

Con la guida di un educatore cinofilo esperto sarà molto più semplice riuscire a scegliere il soggetto più compatibile per noi e affrontare con lui un bellissimo percorso di crescita e di scoperta.

Bibliografia

Piacere di conoscerti – E. Garoni

Pedagogia cinofila – R. Marchesini

Consiglio di lettura

Motivazione e personalità – Abram H. Maslow

Dog Generation © 2023. All Rights Reserved.

Informativa Privacy