Tra tutti i comportamenti dei nostri cani, quelli che riguardano l’aggressività sono tra i più problematici e preoccupanti. Uno dei rischi che si corre nel trattare questo argomento è quello di etichettare un determinato cane come “aggressivo”. In questo articolo faremo insieme luce sul tema cercando di andare oltre le etichette.
Quando parliamo di cani e di aggressività affrontiamo un tema davvero spinoso e dai mille risvolti sociali. Molti cani vengono lasciati in canile proprio perché hanno manifestato comportamenti aggressivi nei confronti dei propri simili o, più spesso, rivolti alle persone.
Premettiamo che condividere la propria esistenza con un cane che manifesta in modo sintomatico l’aggressività non solo sia estremamente impegnativo, ma possa essere anche molto pericoloso. Vogliamo da subito lasciarvi il consiglio più importante di tutti: se abbiamo un cane che utilizza comportamenti aggressivi in maniera frequente, e vedremo come questi non siano solo relativi alla colluttazione, dobbiamo immediatamente chiedere aiuto ad un istruttore in riabilitazione comportamentale e ad un veterinario esperto in comportamento. Il rischio di peggiorare la situazione per mancanza di competenze è estremamente alto, quindi ricordiamoci di chiedere supporto a chi per professione si occupa nello specifico di questi particolari comportamenti.
L’aggressività valutata per intensità e contesto
Prima di addentrarci insieme nel mondo dell’aggressività canina, dovremo fare un’importante premessa: i comportamenti aggressivi sono comportamenti normali!
Eh già, l’aggressività fa parte dei comportamenti specie-specifici dei cani così come di moltissimi altri animali. Questo è facilmente intuibile e spiegabile: senza manifestare comportamenti aggressivi, infatti, nessun individuo potrebbe riuscire a difendere se stesso, il territorio o la propria prole da potenziali minacce, ma nemmeno procacciarsi il cibo o competere per la riproduzione con i propri simili.
Quando parliamo di aggressività del cane dobbiamo da una parte ricordarci che un cane normo comportamentale manifesta comportamenti aggressivi solo quando tutte le altre strategie comunicative avranno portato al fallimento1, e dall’altra valutare se il comportamento espresso sia coerente o meno con il contesto, tenendo conto anche dell’intensità dell’interazione.
Facciamo un esempio: se un cane, magari dopo aver provato ad allontanarsi e aver ringhiato, morde con un morso pizzicato una persona che lo minaccia con un bastone e gli urla contro, siamo probabilmente di fronte ad un comportamento normale che ha come fine quello di difendere la propria incolumità.

Se, invece, prendendo un caso limite, un cane, senza nessun preavviso e senza nessuna ritualizzazione, decide di attaccare una persona che non sta interagendo con lui e magari anche conosciuta, colpendola con morsi multipli e profondi, siamo con grande probabilità di fronte ad un comportamento patologico e totalmente fuori contesto.
Non tutti i comportamenti aggressivi sono figli di un disturbo psichico e quindi dobbiamo essere molto cauti ad attribuire il titolo di cane “aggressivo” a tutti quei cani che hanno manifestato comportamenti antagonisti. Il rischio, in questo caso, è quello di stigmatizzare un individuo privandoci e privandolo della possibilità di guardare oltre il comportamento aggressivo e poter instaurare un rapporto basato sulla conoscenza, la fiducia ed il rispetto reciproci.
I comportamenti aggressivi
Per poter comprendere a fondo il tema del nostro articolo, dobbiamo aver conoscenza delle varie tipologie che caratterizzano le manifestazioni aggressive del cane ed anche di quali sono i comportamenti aggressivi che fanno parte dell’etogramma canino. Concentriamoci su quest’ultimi, riportati in “progressione” di seguito:
- Fase di minaccia (detta anche fase “appetitiva”)
- Abbaiare
- Ringhiare
- Mostrare i denti
- Fase consumatoria
- Morso singolo
- o morso multiplo
- Fase di arresto (detta anche di appagamento)
- Il cane smette di emettere comportamenti aggressivi
Come possiamo notare, molti dei segnali aggressivi non presuppongono l’utilizzo della bocca da parte del cane. Conoscere e rispettare questi comportamenti può fare la differenza tra subire o meno un’ aggressione.

In particolare, per poter avere maggiore conoscenza e competenza del mondo canino, può essere interessante andare anche ad analizzare come i nostri cani utilizzano il morso. Ecco una nostra classificazione dei morsi basata sull’ intensità:
Morso a bocca aperta: il cane “carica” l’antagonista aprendo la bocca, senza però richiuderla. In questo caso, i danni non sono visibili, salvo qualche graffio involontario.
Presa: il cane morde per fermare e trattenere, In questi casi, spesso, la colluttazione non lascia segni né ferite.
Morso pizzicato: il cane utilizza la bocca per dare una sorta di “pizzicotto”. Tipico dei cani pastori conduttori, che governano le pecore o i bovini più indisciplinati proprio utilizzando questo morso sui garretti. Generalmente lascia solamente un livido senza ledere la pelle.
Morso controllato: il cane morde con un’ intensità tale da far sentire dolore, ma senza lasciare danni importanti. Solitamente quando i cani utilizzano un morso controllato, infatti, si rischia un forte ematoma e al massimo qualche buchetto.
Morso controllato con sconquassamento: in questo caso il cane morde, trattiene e scuote. Da questo punto in poi della classificazione i danni possono essere importanti. Quando i cani iniziano a mordere con scuotimento, infatti, può occorrere la lacerazione dell’epidermide e delle carni sottostanti.
Morso perforante: il cane morde con grande forza e perfora l’epidermide, ma può arrivare anche a lacerare i muscoli sottostanti. Questo morso viene utilizzato, al di fuori della caccia dove lo scopo è uccidere la preda, in un contesto consono all’intensità del comportamento, per esempio quando il cane teme per la propria vita.
Morso perforante con sconquassamento: unisce l’intensità del morso perforante con la lacerazione dello scuotimento. I danni in questi casi sono davvero molto gravi, tanto che vi è anche il rischio di morte.
Morsi multipli perforanti: il cane utilizza tutta la forza e sferra diversi morsi nei punti vitali dell’avversario in un lasso di tempo brevissimo. Questa tipologia di aggressione lascia dei danni devastanti nell’aggredito, tanto impattanti che possono portare anche alla morte.
Come possiamo nuovamente comprendere dagli elenchi scritti sopra, non sempre esiste il collegamento tra aggressività e danno, così come non sempre i comportamenti aggressivi sono correlati al morso del cane. Una manifestazione aggressiva non sempre porta alla violenza e allo scontro fisico.
È importante avere ben chiari questi concetti in quanto ci permettono di guardare il nostro amico a quattro zampe con maggiore consapevolezza e profondità e quindi prevenire, risolvere o arginare la sua difficoltà e l’utilizzo di comportamenti aggressivi.
Le tipologie di aggressività
Dopo aver approfondito i vari comportamenti emessi dai cani quando vogliono mostrare aggressività, diventa interessante andare ad approfondire quali sono i contesti in cui essi si possono manifestare. Infatti, comprendere quale sia la motivazione che porta il nostro cane ad utilizzare l’aggressività può essere la chiave per poter, in una prima fase, evitare che il comportamento si manifesti ed anche, in un secondo momento, poter “risolvere” il problema e fornire al nostro cane i giusti strumenti per poter aumentare le proprie competenze, siano esse sociali, comunicative o rivolte all’autocontrollo.

Scegliamo di riportarvi di seguito una classificazione dell’aggressività redatta dalla dott.ssa K. L. Overall nel suo manuale intitolato “La clinica comportamentale del cane e del gatto” 2. Questa classificazione mette al centro il contesto e la motivazione che spingono il cane ad utilizzare comportamenti violenti.
Aggressività materna: la madre protegge i cuccioli, vocalizzi alla comparsa di persone/cani in presenza dei cuccioli, può mordere se teme per l’incolumità della prole
Aggressività ludica: tipica di cani di giovane età, manifestazioni aggressive all’interno di una cornice di gioco
Aggressività da paura: cani che utilizzano aggressività perché fortemente spaventati, possono mordere alle spalle e poi cercare la fuga, alta probabilità di attacchi se messi spalle al muro
Aggressività da dolore: sono comportamenti dovuti al dolore, spesso si manifesta durante manipolazioni in zone sensibili o appunto dolorose
Aggressività territoriale: si innesca quando il cane sente invaso il proprio territorio o un proprio confine
Aggressività protettiva: i cani aggrediscono per proteggere il proprio gruppo sociale, non si manifesta se non in presenza di sconosciuti
Aggressività verso altri cani: più frequente quando vi è corrispondenza tra i sessi, compare alla maturità sessuale
Aggressività rediretta: si manifesta quando un desiderio del cane viene negato, spesso la vittima non è la causa del disagio ma subisce la violenza che il cane non può “sfogare” sullo scatenante
Aggressività sul cibo: il cane cerca di proteggere il cibo, non si attiva in assenza dello stesso
Aggressività possessiva: il cane protegge un determinato oggetto, non si verifica in assenza dello stesso
Aggressività predatoria: il cane non utilizza vocalizzazioni e attacca silenziosamente per uccidere, tipica di alcune razze, pericolosissima quando fuori contesto (ad es, verso un cane di taglia piccola o un bambino che corre)
Aggressività da status: tipica nei maschi e in alcune razze ancestrali, generalmente questi cani hanno vissuto vessazioni e violenze in casa, non accettano l’autorità del proprietario
Aggressività idiopatica: è una tipologia di aggressività atipica ed improvvisa, non è presente alcuna causa individuabile
L’ aggressività rituale e qualche numero
Secondo un rapporto della Codacons del 2017, in Italia ogni anno si verificano circa 70.000 aggressioni da parte di cani nei confronti delle persone. È un numero impressionantemente alto che dovrebbe spingere tutto il mondo della cinofilia e tutti i proprietari ad aumentare la loro conoscenza e competenza al fine di poter prevenire le aggressioni e diminuire questo dato così allarmante. È però molto interessante confrontare questa statistica con il numero di esseri umani deceduti a seguito di una aggressione canina. Uno studio 3 effettuato dall’Azienda Sanitaria Firenze ha rilevato come, tra il 1984 ed il 2009, i morti in Italia a causa di un’aggressione canina siano stati 32. Parliamo di poco più di una vittima all’anno. Nel solo 2022, a causa delle punture di zanzara, in Italia sono decedute 51 persone 4.
Vogliamo minimizzare il problema? Assolutamente no! Per esempio, lo studio sopra citato non prende in esame quegli episodi che hanno portato gravi danni permanenti. Allo stesso tempo questo dato risulta essere importante, perché ci insegna che nonostante le aggressioni da parte dei cani siano ancora (troppo) numerose, solo pochissime portano alla morte dell’aggredito.
Questo potrebbe avvenire perché i cani hanno sviluppato un sistema comunicativo atto ad evitare scontri troppo violenti attraverso una ritualizzazione dell’aggressività. Questi comportamenti ritualizzati, come mostrare i denti, abbaiare o mordere senza lasciare traumi o lesioni, sono una comunicazione sì aggressiva, ma che allo stesso tempo permette di evitare lo scontro ed uscire tutti illesi dall’interazione.

Diventa così facilmente comprensibile quanto sia fondamentale conoscere la comunicazione canina. È proprio attraverso questa consapevolezza che possiamo diminuire le aggressioni; una corretta comunicazione, infatti, ci può portare a:
- Prevenire gli scontri
- Evitare fraintendimenti e incomprensioni col cane
- Diminuire i danni se l’aggressione avviene
- Migliorare il benessere del cane, delle persone e della società
Al giorno d’oggi possiamo accrescere le nostre competenze nella comunicazione col cane in davvero molti modi diversi: se da un lato il lavoro con un educatore cinofilo professionista resta sempre il modo migliore per approcciarsi al comportamento canino, possiamo sfruttare seminari, libri di testo, webinar e siti di divulgazione cinofila curati da professionisti per diventare sempre più bravi a capire il nostro cane e farci comprendere da lui.
In conclusione, speriamo che questo articolo possa aver fatto un pochino di luce su un tema così importante e che sia arrivato il messaggio che non esistono cani “aggressivi”, ma solo comportamenti aggressivi. Solo attraverso questa consapevolezza potremo fare della Buona Cultura Cinofila e, nel tempo e con l’impegno di tutti, arginare il numero delle aggressioni da parte dei cani.
Fonti:
1 Giussani, S., et al. “Medicina comportamentale del cane, del gatto e di nuovi animali da compagnia.” Poletto (Ed.) (2013). pp. 167
2 Overall, Karen L., and Maria Cristina Osella. La clinica comportamentale del cane e del gatto. Edizioni medico scientifiche, 2001. pp 152 – 153
3 https://sivemp.it/wp/wp-content/uploads/2019/03/21_67_72_aggressivitabis.pdf