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Cosa sappiamo della dominanza nei cani? Sappiamo che il concetto di dominanza, nella cinofilia, è spesso usato a sproposito. Ciò ha inevitabilmente delle ricadute sul modo in cui interpretiamo il comportamento dei cani e, di conseguenza, come interagiamo con loro. Cerchiamo di fare chiarezza.

PARTE 2

Bentrovati alla parte 2 dell’articolo “Cani e dominanza“. In questa parte risponderemo al quesito con cui ci siamo lasciati l’ultima volta: come possiamo applicare le conoscenze finora acquisite nella relazione con il nostro cane?

CANI E PROPRIETARI

Anche tra gli esseri umani esistono relazioni di potere e dominanza, in cui gli individui manifestano il proprio status con determinati segnali comunicativi. Alcuni di questi comportamenti sono simili nei cani e nelle persone [1], ad esempio fissare e tenere la testa alta e il corpo dritto possono essere segnali di dominanza, mentre distogliere lo sguardo, abbassare la testa e abbassare il corpo possono essere segnali di sottomissione.

Le similitudini comportamentali tra cani e umani avrebbero molto probabilmente facilitato le interazioni tra loro durante il processo di addomesticamento [2]. Inoltre, poiché i cani sono molto bravi ad interpretare le posture umane, è possibile che si comportino in maniera dominante o subordinata di conseguenza. Tuttavia, non è corretto caratterizzare la relazione tra cane proprietario come una continua competizione per diventare l’’alfa’. 

Anche se il concetto di dominanza e sottomissione sono importanti per i cani, abbiamo visto che l’equilibrio nelle relazioni tra due individui non si ottiene manifestando comportamenti aggressivi o impositivi, bensì mostrando posture formali di sottomissione. Quindi, nel caso della relazione tra uomo e cane, la forza non produce una relazione di qualità. Non si può attivamente insegnare al cane ad essere sottomesso, bensì il cane accetterà il suo status se adeguatamente socializzato ed inserito nella relazione con la sua famiglia.

IL MODELLO GERARCHICO

Nonostante decenni di continue e intense ricerche abbiano confutato le osservazioni riportate dai primi studi sui lupi in cattività, il concetto di modello gerarchico estrapolato dal comportamento dei lupi in cattività viene ancora applicato alla relazione tra cani e persone. Infatti, la teoria secondo la quale il proprietario di un cane debba assumere il ruolo di capobranco, o ‘alfa’ si basa proprio sul fatto che i cani sono imparentati coi lupi e quindi, in qualsiasi circostanza, si comporteranno come tali ed inizieranno una continua battaglia per cercare di conquistare l’apice della scala gerarchica.

Ancora oggi molti addestratori utilizzano e consigliano di applicare le cosiddette “regole gerarchiche” per mantenere i cani in una posizione sociale di sottomissione tramite la forza e l’imposizione, poiché, a dir loro, è il proprietario che deve essere l’‘alfa’. Pratiche come mangiare prima del cane, passare per primi attraverso le porte, non permettere al cane di dormire sul letto o fisicamente sottomettere il cane sono ancora dure a morire, ma non hanno alcun valore etologico legato alla dominanza [3]. Ed etichettare come ‘dominante’ un cane che tira al guinzaglio, che ringhia ad una persona o che disobbedisce ad un comando implica una scarsa conoscenza del comportamento e della psicologia canina

Abbiamo visto, infatti, che il modello secondo il quale il capobranco mantiene il suo ruolo in maniera aggressiva e violenta è ormai obsoleto e rifiutato dagli scienziati. Voler a tutti costi applicare le regole gerarchiche alla relazione con il cane significa sottoporlo a metodi di addestramento coercitivi che implicano inutili violenze fisiche e psicologiche.

Esistono diversi studi che dimostrano come l’uso di metodi di addestramento coercitivi influiscano negativamente sul benessere dei cani rispetto all’uso di metodi basati sulla ricompensa e sul rinforzo positivo. 

Ad esempio, una ricerca pubblicata nel 2020 [4] ha mostrato come i cani addestrati con metodi coercitivi, che includono strattonare il cane dal collare a strozzo, colpire il cane con degli schiaffi, urlare o tirare il collare a strozzo fino all’esecuzione del comportamento desiderato, erano più stressati, più tesi, ansiosi e pessimisti rispetto ai cani addestrati con metodi basati sulla ricompensa, che includono premi in cibo o gioco, apprezzamenti verbali o contatto fisico dopo l’emissione del comportamento atteso.

Avere un cane che ubbidisce perché ha timore del proprietario non significa essere un ‘alfa’, ma significa far vivere il cane in una condizione perenne di paura e incertezza che, di conseguenza, possono portare allo sviluppo di depressione, aggressività ed altri problemi comportamentali. Che no, non si risolveranno continuando ad applicare le regole gerarchiche (anzi, peggioreranno).

Quando parliamo in modo inappropriato di dominanza?

Se abbandonassimo l’idea che i cani stiano costantemente cercando di ‘prendere il potere’, riusciremmo a comprendere che i comportamenti interpretati come insubordinazione in realtà possono significare altro. Vediamo alcuni esempi: 

  • Se il nostro cane tira al guinzaglio probabilmente ha bisogno di fare maggiore attività, o non ha imparato l’andatura umana. Ricordiamo che il cane ha un’andatura da trottatore, più veloce della nostra, e il guinzaglio è un oggetto di contenimento innaturale che il cane potrebbe ‘patire’ se non insegnato. Oppure il cane è particolarmente eccitato o spaventato, o involontariamente gli è stato “insegnato” a tirare (clicca qui per approfondire i motivi per cui il cane tira al guinzaglio). È nostro compito quello di pazientemente insegnargli a stare al passo con noi e rassicurarlo per godersi insieme una passeggiata.
  • Se il nostro cane ci salta addosso potrebbe essere un suo modo di comunicare la voglia di ricevere attenzioni; eventualmente gli si può insegnare un comportamento alternativo.
  • Se il nostro cane non risponde al richiamo, in quel momento forse sta facendo qualcosa di incredibilmente divertente o interessante. 
  • Se il nostro cane esibisce comportamenti di monta non per forza è perché vuole ‘dominare’: la monta è un comportamento che può avere molti significati e può essere esibita anche in situazioni di stress o di grande agitazione. 
  • Se il nostro cane passa prima di noi attraverso una porta non è necessariamente ‘dominante’: alcuni cani, o perché particolarmente eccitati all’idea di uscire o perché hanno difficoltà nel passare dalle soglie, possono esibire comportamenti a noi sgraditi. È importante anzitutto comprendere la natura del suo comportamento per poter intervenire. 
  • Se il nostro cane dorme sul letto o sale sul divano probabilmente preferisce riposarsi in un luogo comodo e protetto, vicino a noi.
  • Se il nostro cane prende possesso di un oggetto e non vuole ridarcelo, potrebbe essere l’invito ad un gioco di inseguimento, oppure ha problemi di possessività.
  • Se il nostro cane ci ringhia quando ci avviciniamo o cerchiamo di toccarlo sta esprimendo un disagio e sta cercando di dirci che non gli piace ciò che sta succedendo, oppure potrebbe essere sintomo di qualche sofferenza di natura fisica.

Ricordiamo di nuovo che ‘aggressività’ non è sinonimo di dominanza: i comportamenti aggressivi fanno parte del normale repertorio comunicativo dei cani e sono funzionali nelle relazioni sociali. Così come non esistono cani ‘universalmente dominanti’, non esistono nemmeno cani ‘universalmente aggressivi’. Un cane può mostrare comportamenti aggressivi non perché ci vuole dominare, ma perché è questa la sua modalità di esprimere un ventaglio di stati psicofisici che vanno dalla paura al dolore. 

Affinché un gruppo familiare misto di persone e cani conviva in maniera armoniosa, è necessaria un’accurata conoscenza del comportamento del cane e l’impostazione di una relazione che si basi sull’ascolto, sulla condivisione e l’equilibrio, non su una superata tradizione. 

Le punizioni, la forza e la paura non sono funzionali per la corretta educazione di un cane. Bisogna diffidare dagli educatori e dagli addestratori che vogliono imporsi in questo modo: forse saranno in grado di inibire un comportamento indesiderato, ma non si preoccuperanno dello stato emotivo del vostro cane, e ciò andrà a scapito del suo benessere e della relazione che instaura con voi, che si fonderà sulla coercizione e la paura. Inibire un comportamento non significa correggerlo, bensì impedirlo, vietarlo. Ciò, oltre ad accrescere la frustrazione nel cane, potrebbe portarlo a trovare nuove strategie per comunicare o per soddisfare la motivazione repressa. Peggio ancora, potrebbe portarlo ad arrendersi in uno stato di depressione e annullamento.  

Questo non significa che un cane non vada educato o che non gli vengano insegnate delle regole, ma è importantissimo essere un proprietario che osserva, ascolta, riflette e si relaziona con il cane come guida autorevole, non come un despota violento. 

Un cane educato basandosi sulla preparazione, tramite una corretta socializzazione e comunicazione, il rinforzo positivo, la necessaria attività, la coerenza, l’affetto e l’ascolto, sarà un cane emotivamente sano e felice di essere un membro della famiglia.  

[1] McGreevy PD, Starling M, Branson NJ, Cobb ML, Calnon D. 2012. An overview of the dog–human dyad and ethograms within it. Journal of Veterinary Behavior. 7(2), 103–117. doi:10.1016/j.jveb.2011.06.001. 

[2] Schilder MBH, Vinke CM, van der Borg, JAM. 2014. Dominance in domestic dogs revisited: Useful habit and useful construct? Journal of Veterinary Behavior: Clinical Applications and Research, 9(4), 184–191. doi:10.1016/j.jveb.2014.04.005 

[3] Bradshaw JWS, Blackwell EJ, Casey RA. 2009. Dominance in domestic dogs—useful construct or bad habit?. Journal of Veterinary Behavior, 4(3), 135–144. doi:10.1016/j.jveb.2008.08.004. 

[4] De Castro ACV, Fuchs D, Morello GM, Pastur S, De Sousa L, Olsson, IAS. 2020. Does training method matter? Evidence for the negative impact of aversive-based methods on companion dog welfare. Plos one 15(12) e0225023. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0225023

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