Attenzione e concentrazione.
Due termini molto usati nel linguaggio comune, spesso anche come sinonimi. Ma cosa significano davvero e che ruolo hanno nella vita e nell’educazione dei cani?
Secondo l’approccio cognitivo-zooantropologico, attenzione e concentrazione, rientrano tra le funzioni della mente chiamate metacomponenti. Le metacomponenti rappresentano i mattoncini su cui poggia tutto il sistema cognitivo. Sono sempre attive ed essendo la base che permette agli altri processi elaborativi della mente di funzionare, più saranno allenate più il sistema cognitivo sarà funzionale ed efficace.
La centripetazione: cosa c’entra?
Per parlare di attenzione e concentrazione dobbiamo prima introdurre il concetto di centripetazione, un parolone molto usato nella cinofilia moderna e che sta ad indicare la direzione verso cui l’individuo orienta il suo interesse.
La definizione cambia se stiamo parlando del singolo individuo oppure del binomio cane e proprietario/conduttore.
Se parliamo del cane come soggetto, egli sarà concentrato quando esclude il mondo esterno e si raccoglie in sé stesso. Al contrario, potremo dire che è attento quando è pronto a cogliere ogni stimolo dato dal mondo esterno, noi compresi. Nel primo caso il cane è “centripetato” su se stesso, nel secondo caso sarà “centrifugato” da sé stesso.
Se parliamo invece di binomio, il cane potrà essere: centripetato all’interno del binomio, quindi rivolto al suo conduttore/proprietario/umano, oppure centrifugato dal binomio e quindi attento a ciò che avviene all’esterno. In entrambi i casi si tratta di attenzione.
La concentrazione
Avete presente quando il nostro cane è intento ad annusare un odore particolarmente interessante e sembra non ascoltare il nostro richiamo? In quel momento è probabile che sia molto concentrato e difficilmente riuscirà a sentire e dare valore alla nostra voce.

Quando un cane è concentrato, infatti, i suoi sensi sono meno recettivi verso l’esterno, che in quel momento perde di importanza rispetto al sé e allo stimolo che ha suscitato il suo interesse. Per questo la concentrazione si può avere solo quando lo stato di attivazione emotiva dell’animale – tecnicamente chiamato arousal – è basso o medio.
Ci sono attività che favoriscono la concentrazione, come l’utilizzo dell’olfatto in tutte le sue declinazioni, attività di problem solving o praticare movimenti lenti che implicano molta consapevolezza delle diverse parti del corpo.
La cosa interessante è che un aspetto influenza l’altro. La concentrazione predispone il cane a compiere movimenti più lenti ed avere uno stato di attivazione basso, e viceversa queste condizioni favoriscono a loro volta la concentrazione. I sensi più coinvolti e che predispongono alla concentrazione sono l’olfatto e il tatto.
L’attenzione
Per comprendere velocemente il concetto di attenzione possiamo pensare al nostro cane mentre giochiamo insieme al riporto, ad esempio con delle palline da tennis. Nell’attimo in cui teniamo la pallina in mano, il cane guarderà fisso l’oggetto del desiderio, attento ad ogni movimento che potrebbe preannunciare il lancio o la direzione in cui andrà la pallina, i suoi muscoli saranno tesi e sarà pronto a rincorrerla appena l’avremo lanciata.

L’attenzione prevede stati di attivazione medio-alti e alti, movimenti veloci e scattanti. Un cane attento sarà più portato all’azione che alla riflessione, sarà pronto ad attivarsi.
Il cane è recettivo verso ciò che è esterno a sé. Ma l’esterno potremmo essere noi proprietari, altri cani, altre persone, oggetti in movimento nel mondo e molto altro ancora. I sensi più coinvolti quando si parla di attenzione sono la vista e l’udito e l’arousal del cane sarà tendenzialmente alto.
Come dicevamo in precedenza questi sono tutti fattori che si influenzano a vicenda, quindi un cane con arousal mediamente alto sarà più predisposto ad essere attento e ad utilizzare quindi vista ed udito come sensi principali, che non faranno altro che assecondare il suo stato di attivazione.
Ora che conosciamo meglio attenzione e concentrazione, cosa ne facciamo?
Abbiamo detto che attenzione e concentrazione influenzano le attività che sarà portato a fare il nostro cane, e viceversa le attività che farà lo porteranno ad essere più attento o concentrato.
All’equazione dobbiamo aggiungere che i nostri cani, proprio come noi, hanno una tendenza tipica del loro carattere e della loro personalità a proporre più facilmente attività che li concentrano, piuttosto che attività che li mantengono attenti.

Un cane di tipologia segugio, nato per inseguire le tracce di selvatico annusando a terra, sarà probabilmente più portato alla concentrazione. Naso a terra, orecchie in giù a chiudere tutto il mondo fuori ed ecco che diciamo addio all’attenzione. In questa situazione, se chiameremo il cane, ci vorrà un po’ prima che riaccenda le orecchie e si renda conto che una voce in lontananza sta parlando proprio con lui. E sarà totalmente normale.
Dall’altra parte, chiedere ad un levriero, cane predisposto all’attenzione, all’utilizzo della vista e al movimento veloce, di rimanere concentrato in una lunga ricerca olfattiva è impresa ardua, ma non impossibile!

Il nostro compito come proprietari sarà bilanciare attenzione e concentrazione.
Aiutare i cani più sconnessi dal mondo e soprattutto da noi a ricollegarsi tramite l’attenzione e aprire il canale comunicativo. Dall’altra parte quei cani che tendono a raccogliere in maniera spasmodica ogni stimolo che il mondo gli offre, andranno indirizzati anche ad attività che li aiutino a concentrarsi e quindi abbassare lo stato di attivazione medio.
Spesso non è semplice comprendere di cosa ha bisogno il nostro cane, affidarsi ad un professionista cinofilo potrà aiutarvi a comprendere meglio lui e quello di cui ha bisogno.